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RIMUOVERE: quarta R del settore plastico

Una volta identificati i fattori “negativi” o poco convenienti per la Circular Economy, gli operatori del settore della plastica dovrebbero impegnarsi in un processo di graduale eliminazione degli stessi. Eppure questo spesso non succede perché, nonostante sia riconosciuto e scientificamente provato il loro impatto negativo, economicamente o dal punto di vista delle performance questi materiali risultano ancora convenienti.

Ma è proprio vero? O è solo una questione di comodità? E oggi non abbiamo ancora una valida alternativa?

 

Sostanze pericolose o solo inopportune

I materiali pericolosi sono sostanze chimiche o trattamenti che rappresentano un pericolo per la salute, un pericolo fisico o un danno per l'ambiente.
Sono stanzialmente le seguenti: acidi, sostanze caustiche, disinfettanti, colle, metalli pesanti, inclusi mercurio, piombo, cadmio e alluminio, pesticidi e alcuni prodotti petroliferi.
Più nello specifico per la plastica: Bisphenol , phtalati, Migranti Minerali di tipo Mosh e Moah.

I produttori purtroppo interpretano spesso le regole a seconda di una convenienza economica e continuano ad utilizzarli.

 

Il 7° programma d'azione per l'ambiente ha stabilito la necessità di "salvaguardare i cittadini dell'Unione dalle pressioni ambientali e dai rischi per la salute e il benessere" e, definendo con una visione a lungo termine un ambiente non tossico, ha presentato proposte per affrontare i rischi associati al contatto con sostanze chimiche.

 

E come sta andando?

Ogni anno Eurostat pubblica il risultato di analisi fatte sulla base di alcuni indicatori chimici, identificati per monitorare i progressi nella riduzione della produzione e utilizzo di sostanze chimiche pericolose per la salute umana o per l'ambiente.

Il progresso c’è e questo perché, in molti casi, è possibile sostituire queste sostanze con altre meno dannose.

 

Il dibattito sul PVC: a favore o contro?

Il PVC è uno dei materiali plastici più economici, versatili e diffusi: può essere utilizzato in diverse applicazioni, offre una buona resistenza chimica e una discreta rigidità meccanica.

Grazie alla repellenza ai liquidi, il PVC rigido e flessibile è adatto per il confezionamento di alimenti e farmaci.

Uno dei suoi vantaggi è la stabilità: essendo fisiologicamente inerte e stabile è adatto a settori in cui l'igiene è essenziale come appunto l’ambito medico o alimentare.

Se è un materiale così virtuoso, qual è il suo problema? Alcune ricerche lo dichiarano innocuo ma molte altre ne sottolineano la pericolosità al punto che già moltissime aziende hanno già eliminato da prodotti e processi produttivi il Cloruro di polivinile.

 

PVC impossibile da riciclare

Il PVC non può essere riciclato a causa degli additivi usati nel processo di lavorazione necessario per renderlo resistente e flessibile. Questi additivi contaminano l’intero processo al punto che, riciclare questi prodotti, avrebbe come esito la creazione di contenitori inutilizzabili. Infatti una sola bottiglia di PVC riesce a contaminare un processo di riciclaggio di 100.000 bottiglie PET.

Anche in questo caso ecco individuate le sostanze da rimuovere. Peccato che, ad oggi, queste siano necessarie per dare al PVC le caratteristiche che lo rendono utile.

Tuttavia le alternative ci sono, e tra queste molti materiale di origine organica come la canna da zucchero. La buona notizia è che, film per packaging creati a partire da questi materiali, hanno la stessa convenienza economica e caratteristiche non inferiori a quelli prodotti con materiali e processi più tradizionali.

 

Non ci credi? Chiedici.
Alla prossima R!